La morte dell’ennesimo operaio ILVA non sia vana!

Ciminiere dell'Ilva di TarantoILVA di Taranto. Ci ha lasciati, il 12 giugno, l’operaio Ilva colpito da una colata di ghisa incandescente. Alessandro Morricella è un’altra vittima del lavoro. Il povero 35enne originario di Martina Franca, lavorava come ogni giorni all’Altoforno 2, ma non sapeva che quel maledetto 8 giugno avrebbe incontrato la morte.

Sicuramente Alessandro aveva tanti sogni nel cassetto ancora da realizzare, tanti amici con cui condividere serate ed emozioni e di sicuro la sua famiglia era ciò che più al mondo amava.

Non ha avuto tempo Alessandro, non ha avuto tempo di invecchiare, tempo di raccontare da pensionato il suo lavoro in quell’industria che per molti rappresenta uno ‘stipendio sicuro’, ma che per tanti è stata il lasciapassare all’altro mondo.

Non ha avuto tempo di organizzare le sue ferie estive, né di chiedere ai medici se e quando sarebbe guarito e tornato a casa, perché le sue ustioni lo hanno fatto penare, nonostante la sua tuta ignifuga il suo corpo è diventato una torcia accesa. E dopo giorni di tribolazione non ce l’ha fatta.

Le ustioni riportate erano sul 90% del corpo, ma le ferite lasciate alla moglie e ai suoi due piccoli figli sicuramente bruceranno ancora, anzi saranno sempre vive. E di quest’altro lutto chi è il responsabile?

Rabbia e tanta amarezza per la condizione di chi per lavorare e vivere dignitosamente perde o rischia di perdere la vita ogni giorno! La sicurezza sul lavoro che spesso manca, le norme sulla bonifica degli impianti non ancora applicate, i lavoratori ancora incoscienti e succubi pur di non rinunciare al “pane quotidiano”, tutto questo e altro ancora che resta sommerso accade in quella cattedrale nel deserto che è l’Ilva di Taranto.

Stendiamo un velo pietoso sui Riva e i loro atteggiamenti, non ci sono parole, ma ricordiamo le vittime per non dimenticarle e affinché non se ne aggiungano altre alla lunga lista. Non solo morti, ma anche ammalati. Tanti ammalati di quel brutto male che porta via uomini, donne e tanti bambini che dovrebbero respirare l’aria dei parchi giochi…non quella dei parchi di polveri!

I primi a dover desiderare un futuro migliore devono essere gli stessi operai, le coscienze si risveglino, e urlino affinché giustizia sia fatta per Alessandro e per tutti quelli che hanno perso la vita a causa delle ciminiere bianche e rosse che indicano che si è in terra di Taranto.

Una terra martoriata dall’inquinamento, dai lutti e dalla malattia, che sogna un’industria compatibile con l’ambiente, la salute e il lavoro. Una città con operai che sognano una tuta blu indossata con orgoglio non con paura…la paura un giorno di non aver il tempo di dire “Addio” ai propri cari.

Anna Rochira