Il maratoneta anziano e il mare

Il maratoneta anziano ama sedersi lungo la riva del mare. Aspetta che il sole tramonti per poter restare da solo con i suoi ricordi. Ora la sua pelle flaccida pende dalle braccia che un tempo erano forti e capaci di sollevare grossi massi di tufo, perché costruiva case e palazzi, l’anziano atleta e tornava a casa con il viso imbiancato dalla polvere, ma felice. Felice di contrastare la fatica del lavoro con la passione per la corsa. Amava volare camminando, sognava di divenire un grande maratoneta e, intanto, la vita gli scorreva inesorabile.

Mentre osserva il mare calmo, sogna di riavere il viso imbiancato dalla fatica e dall’ardore degli anni della giovinezza, si sforza di ricordare il suono della felicità, delle risate fragorose, dei sospiri forti, del palpito dell’animo in preda all’eccitazione. Un tempo anche le gambe erano forti e scattanti tanto da sfidare la velocità di un cronometro e da calpestare chilometri e chilometri d’asfalto.

Ora il maratoneta è anziano, spera di ritrovare la felicità perduta, l’amore ormai andato via verso un cielo infinito, lo stesso amore che lo ha reso felice da ragazzo fino a quando il viaggio non poteva più compiersi in due. Poi il buio, poi il vuoto della tristezza, poi l’estraneità ad una vita senza più un senso, ed infine il mare, immenso e infinito, unico amico rimasto. Il mare con i suoi tumulti, con le sue correnti, con i suoi colori, un nuovo amico riempie le giornate dell’anziano uomo con il bastone e  le gambe tremanti.

Al mare affida i suoi pensieri, dal mare si aspetta risposte. Il maratoneta anziano guarda l’orizzonte ogni sera al tramonto, aspetta di ricongiungersi con la sua amata, desidera correre nelle strade del cielo e, intanto, pesca sogni e ricordi e li rende un arcobaleno di emozioni.

Anna Rochira